“Gandhi e i tessitori della pace”, 11 maggio – 22 giugno 2014

Museo di Storia Naturale 6 Maggio 2014

Domenica 11 maggio alle 17.30 presso il Museo di Storia Naturale (via Roma 79, Calci, PI) si inaugura la mostra documentaria “Gandhi e i tessitori della pace”.

 

Dedicata alla tessitura come simbolo della filosofia morale del Mahatma, rimarrà aperta fino al 22 giugno.
La mostra, che inizialmente è stata allestita dall’Università di Pavia e viene ora riproposta da Pisa, ha carattere storico e si concentra sulla figura di Gandhi e sulla sua visione morale della politica. Alle fotografie d’epoca, che ritraggono Gandhi, leader del Congresso Nazionale indiano, si accompagna l’esposizione di manufatti di tre diverse cooperative indiane, ispirate ai valori gandhiani e attente alla sofisticata tradizione dell’alto artigianato indiano.
Nella giornata dell’11 maggio (ore 17.30-19.00) è prevista la vendita di tessuti in cotone e seta lavorati a mano prodotti dalle stesse cooperative indiane.


La filatura e la tessitura a mano del bianco cotone khadi esprimono tre fondamentali concetti della visione gandhiana: il patriottismo inteso sia come lotta contro il colonialismo britannico sia come emancipazione dell’individuo, la democrazia con l’accesso alla sfera pubblica dei più poveri, lo sviluppo nei villaggi.
Il khadi, uno dei simboli dell’ideale patriottico di Gandhi, vuole coniugare l’emancipazione del paese con la crescita dell’individuo, che si deve impegnare per raggiungere il benessere della collettività di villaggio e per integrare gruppi religiosi diversi attraverso la comune pratica della tessitura. Attraverso la decisione di adottare come proprio abbigliamento il dhoti in khadi, tipico vestiario di quanti vivono ai margini della società, Gandhi ribadisce la dignità della povertà. Insieme a Nehru, suo erede politico, il Mahatma promuove anche così i diritti fondamentali dell’individuo proponendo già all’inizio degli anni ’30 l’introduzione del suffragio elettorale universale alla concessione dell’indipendenza. Infine il khadi propone una lettura critica del progresso e della modernità con il simbolico rifiuto del materialismo occidentale. La tessitura introduce un discorso più ampio sulla equilibrata modernizzazione dei villaggi e sul decentramento del potere politico. Gandhi vuole così rafforzare la società civile nei confronti dello Stato.
Il rigore della povertà predicato da Gandhi, che ancora ispira quanti praticano la tessitura e la filatura a mano del khadi, non esclude l’eleganza. La produzione contemporanea, prevalentemente bianca, è variegata e raffinata. I tessuti, che usano numerosi motivi, hanno spessori diversi e in alcuni casi si presentano come veli rarefatti di squisita fattura.
Calci prosenta la produzione di tre cooperative.
La prima cooperativa produce il malkha (seta malmal con khadi), una versione moderna del khadi prodotta principalmente nell’Andhra Pradesh e nel Telengana (regioni tradizionalmente famose per la tessitura della mussola di cotone).
La cooperativa Ssahaworks produce il jamdani, un khadi finissimo e rarefatto, cercando di recuperare antiche tradizione della tessitura bengalese nei villaggi vicino a Calcutta.
Infine la cooperativa Asalworld della città di Ahmedabad produce una raffinata seta, perlopiù bianca o blu indaco, senza rinnegare i principi non-violenti del Jainismo, religione di appartenenza di questi tessitori. Seguendo i principi non violenti del janismo, il baco da seta viene estratto dal bozzolo prima di immergere quest’ultimo nell’acqua bollente.
Nell’India odierna, lanciata in una crescita accelerata, che pure ha migliorato il tenore di vita di un’ampia fascia della popolazione, i filatori e i tessitori vivono in condizioni di estrema precarietà, dovuta a varie logiche di carattere economico. Secondo recenti statistiche, l’88% delle famiglie legate al settore dell’alto artigianato tessile è fortemente indebitato o vive addirittura al di sotto della linea di povertà. Una maggiore visibilità del khadi e della “seta non-violenta” in Italia, dove il settore della moda è vitale, può migliorare le condizioni di vita di filatori e tessitori, contribuendo a creare un link fra l’alto artigianato tessile indiano e l’imprenditoria italiana del settore.

Per informazioni, http://www.msn.unipi.it/info/ 050 2212970 – 050 2212990

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